La branca che si occupa dei reati penali delle società, prende il nome di diritto penale societario. È una materia molto vasta e con continua evoluzione per rispondere ai mutamenti; alcuni di questi reati sono la corruzione tra privati, l’infedeltà patrimoniale, l’aggiotaggio, la formazione fittizia del capitale, illecite influenze sull’assemblea dei soci e anche il falso in bilancio. Forse quest’ultimo è uno di quelli più noti di cui si sente parlare. Vediamo di fare un breve approfondimento per capire di che cosa si tratta.

Il falso in bilancio: introduzione

Quando si parla di falso in bilancio si fa riferimento a uno dei più comuni e frequenti reati economici finanziari. Che si tratti di nascondere la situazione reale o che si rappresenti una rappresentazione distorta con numeri fittizi, si tratta di un falso in bilancio. Il bilancio d’esercizio dovrebbe essere una fotografia chiara e veritiera della situazione economica di una società. Falsificare il bilancio può avere diversi scopi come occultare parte degli utili per pagare minori tasse oppure mostrare una situazione più florea per ottenere prestiti e finanziamenti. In ogni caso, quando il bilancio d’esercizio non corrisponde a realtà è falso in bilancio.

Le tipologie di falso in bilancio

Esistono diverse tipologie di falso in bilancio: oggettivo, valutativo e qualitativo. Quello oggettivo riporta dati non veri con ricavi maggiori, conti correnti che non esistono oppure costi spariti nel nulla. Sono tutti dati non veritieri. Quando il falso in bilancio è valutativo allora significa che i dati non corrispondenti a realtà riguardano le stime, cioè il valore stimato, di immobili, perdite sui crediti, brevetti, marchi etc. Il falso valutativo può riguardare anche il capitale sociale quando questo non è costituito solo da denaro.

Se il falso in bilancio si definisce qualitativo significa che le contraffazioni non riguardano direttamente il risultato d’esercizio o il capitale, ma proprio la rappresentazione del bilancio stesso. Quest’ultimo è uno dei più frequenti in Italia e viene usato anche per conteggiare le tangenti che passano come costi di esercizio qualsiasi.

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