I giochi di Torino del 2006

FUOCHI-1Sembra ieri, per chi ricorda l’evento emozionante dei giochi di Torino del 2006. Dal 10 al 26 febbraio di un decennio fa si sono tenuti  i XX Giochi Olimpiaci Invernali a Torino, che vince sulle altre città candidate in lizza: Helsinki, Klagenfurt, Poprad-Tatry, Sion e Zakopane.

A dieci anni da questa manifestazione sportiva di portata mondiale, il viaggio continua  e va avanti giorno per giorno, ripercorrendo i successi passati di questo evento straordinario rimasto impresso nella memoria di tutti.

Per l’occasione, vengono costruiti molti impianti sportivi. Alcuni realizzati in modo temporaneo e allestiti ad hoc per alcuni degli eventi allora in programma. Altre strutture invece sono rimaste permanenti (ristrutturate all’epoca o costruite ex-novo) e ad oggi funzionanti.

Le opere destinante agli eventi sportivi sono state 65, comprendendo non solo quelle da utilizzare in modo specifico per le gare e le manifestazioni ma anche le infrastrutture, i villaggi per gli atleti e per i media. Spesa totale 3,5 miliardi di euro tra strutture e organizzazione.

Chi si ricorda le mascotte Neve e Gliz? Neve, la pallina di neve e Gliz, il cubetto di ghiaccio. Le mascotte protagoniste dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, che furono disegnate dal portoghese  Pedro Albuquerque.

Nonostante i non pochi disguidi iniziali, i Giochi di Torino 2006 sono da allora nella memoria di tutti come quelli meglio organizzati della categoria. La Cerimonia d’apertura, bellissima nella sua scenografia ed emozionante nei colori e nelle luci, è stata seguita da 1,8 miliardi di persone: in assoluto il programma televisivo più visto al mondo nel 2006! Vincitore anche di due Emmy Award, lo spettacolo ha avuto una durata complessiva di circa due ore. Il conduttore Piero Chiambretti intrattiene con un piccolo show introduttivo e a seguire si assiste all’atteso arrivo della fiamma olimpica e all’ingresso della bandiera. Stefania Belmondo, fondista con più medaglie olimpiche in Italia, è stata l’ultimo tedoforo e ha acceso il braciere di 57 metri disegnato da Pininfarina.

Da allora la città di Torino ha vissuto gli anni migliori che si potesse auspicare. Fino ad allora la città veniva identificata solo come la “patria delle auto”, mentre da 10 anni ormai conosce un fermento culturale e un mix continuo di energia, nuove idee, rinnovata produttività e cambiamenti positivi che le hanno fatto meritare il titolo di “Meta italiana da non perdere nel 2016” (unica tra l’altro del nostro Paese”, dal New York Times.